Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu looks on during a press conference at the Foreign Ministry in Jerusalem, Thursday, Oct. 15, 2015. Netanyahu on Thursday said he would be "perfectly open" to meeting with Palestinian President Mahmoud Abbas in order to end weeks of Israeli-Palestinian unrest. (ANSA/AP Photo/Sebastian Scheiner)
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Netanyahu: “Hitler non voleva sterminare gli ebrei”

Il premier israeliano ha pronunciato parole sulla Shoah che stanno facendo discutere. “Così fa il gioco dei negazionisti dell’Olocausto”, ha detto il leader dell’opposizione Herzog. Il portavoce della Merkel: “La colpa ricade sulle spalle dei tedeschi”. E poi, messo alle strette, cerca di difendersi

GERUSALEMME – Stanno suscitando scalpore le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu: ha detto che Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di sterminare gli ebrei, voleva solo espellerli, ma fu convinto dal gran muftì Haj Amin al-Husseini.

Frasi che ovviamente fanno discutere, in Israele e fuori. “C’è un limite alla deformazione della storia” e le affermazioni di Netanyahu “fanno il gioco dei negazionisti dell’Olocausto”, ha attaccato il leader dell’opposizione israeliana Itzjak Herzog. Un altro deputato, il laburista Itzik Shmuli, ha chiesto che il premier si scusi con i sopravvissuti all’Olocausto. “Il capo del governo israeliano al servizio dei negazionisti! Questo non si era mai visto finora. Non è la prima volta che Netanyahu deforma la storia però una frottola di questa caratura è veramente nuova”, ha affermato, citato dal quotidiano Ynet

In un intervento al congresso sionista mondiale, Netanyahu ha dichiarato ieri che “Hitler non voleva sterminare gli ebrei, solo espellerli”. Ma in un incontro avvenuto nel 1941 a Berlino, il muftì disse al leader nazista: “Se tu li espelli, verranno tutti qui (in Palestina)”. Allora, secondo Netanyahu, Hitler gli chiese: “Cosa dovrei fare con loro?”. E la risposta del muftì sarebbe stata: “Bruciali”. Come ricorda oggi il quotidiano Haaretz, Netanyahu aveva già sostenuto tale tesi in un discorso tenuto alla Knesset nel 2012, quando definì Husseini “uno dei principali architetti” della soluzione finale. Una ricostruzione avanzata da diversi storici, ha sottolineato il quotidiano, ma respinta dai più accreditati ricercatori sull’Olocausto.
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Interpellati oggi dal quotidiano Yedioth Aharonot, diversi storici hanno di nuovo respinto tale ricostruzione. Il professore Dan Michman, a capo dell’Istituto per la ricerca sull’Olocausto dell’Università di Bar-ilan, Tel Aviv, e presidente dell’Istituto internazionale per la ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem, ha confermato l’incontro tra Hitler e il muftì, sottolineando però che questo avvenne quando la soluzione finale era già stata avviata. Anche il presidente degli storici dello Yad Vashem, Dina Porat, ha respinto la ricostruzione di Netanyahu: “Non si può dire che è stato il muftì a dare a Hitler l’idea di uccidere o bruciare gli ebrei. Non è vero”. 

“Lo Stato di Palestina denuncia le affermazioni (di Benyamin Netanyahu, sulla Shoah, ndr) in quanto moralmente indifendibili ed infiammatorie”. Lo afferma il segretario generale dell’Olp, Saeb Erekat. “Gli sforzi palestinesi contro il regime nazista sono profondamente radicati nella nostra storia” ha affermato Erekat, in un comunicato. “La Palestina non li dimenticherà mai, anche se sembra che il governo estremista di Netanyahu lo abbia fatto”. “A nome delle migliaia di palestinesi che hanno combattuto assieme alle truppe alleate in difesa delle giustizia internazionale – ha aggiunto – lo Stato di Palestina denuncia quelle affermazioni, moralmente indifendibili ed infiammatorie”. Con le sue dichiarazioni di ieri “Netanyahu ha incolpato i palestinesi dell’Olocausto, assolvendo completamente Adolf Hitler dell’odioso ed inaccettabile genocidio del popolo ebraico”. Queste affermazioni, secondo Erekat, “hanno l’effetto di approfondire le divisioni in un momento in cui una pace giusta e durature è più necessaria che mai”. 

Una ricostruzione “storicamente inesatta”, “fuori dalla storia” e che “suscita ambiguità”. Si aggiunge anche il commento di Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma. “Fare un’affermazione di questo tipo è un fatto molto forte e bisogna avere un grande senso di responsabilità. I politici facciano i politici, gli storici facciano gli storici”, ammonisce il direttore del museo della shoah, che sottolinea come le affermazioni di un politico possano essere spesso “approssimative e superficiali”. E aggiunge: “Hitler ed il muftì erano sicuramente alleati, ma il primo incontro che ebbero i due avvene alla fine del novembre del 1941. In quel momento lo sterminio era già in atto, non è quindi certo lui ad aver convinto Hitler alla soluzione finale. Dire che il muftì ha una responsabilità sul processo decisionale è veramente molto azzardato: siamo fuori dalla storia, nel campo delle ipotesi del terzo tipo”.

Una versione che non convince neanche Berlino. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, è stato deciso: “Non c’è nessun motivo per cambiare la storia”. E ha continuato: “Conosciamo bene l’origine dei fatti ed è giusto che la responsabilità sia sulle spalle dei tedeschi”. “Non ho avuta alcuna intenzione di sollevare Hitler dalla responsabilità per l’Olocausto e la soluzione finale”: ha replicato alla fine Netanyahu mentre si imbarcava per un volo diretto in Germania in vista dell’incontro con la cancelliera Merkel. “Hitler è stato responsabile della soluzione finale e dello sterminio dei sei milioni. Fu lui a prendere la decisione”, ha detto il premier israeliano, “ma è ugualmente assurdo ignorare il ruolo avuto dal mufti…Che incoraggiò Hitler, Ribbentrop, Himmler e altri a sterminare gli ebrei europei”.

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